Brundarte fotografa le opere di Vincent van Gogh esposte nelle sale della National Gallery di Londra. Il museo fondato nel 1824 è uno dei più importanti e prestigiosi del mondo vantando una vastissima collezione di oggetti storici e contemporanei che coprono più di 50.000 anni di storia dell’umanità, nonchè oltre 2.300 dipinti datati dalla metà del tredicesimo secolo fino al 1900.
Vincent Van Gogh (1853-1890), pittore olandese, rappresenta il prototipo più emblematico di artista maledetto: geniale, folle, una vita vissuta tra malessere psichico e alcool, l’affetto di suo fratello Theo, l’amicizia burrascosa con Gauguin, la vocazione religiosa, i viaggi e il suo amore ossessivo per la pittura. Uno dei più grandi artisti di sempre, che in vita non ha conosciuto il successo, non riuscendo a vendere neanche una delle 864 tele che ha dipinto. Oggi il suo Ritratto del dottor Gachet – solo per fare un esempio – vale più di 100 milioni di dollari.
Figlio di un pastore protestante, mentre ancora vive a Zundert, Vincent esegue i suoi primi disegni. Inizia invece le scuole a Zevenbergen. Impara il Francese, l’Inglese, il Tedesco e per la prima volta inizia a dipingere. Terminati gli studi, svolse diversi lavori fino a quando nel 1879 decise per la vocazione teologica. Divenne predicatore, vivendo in poverissimi villaggi di minatori dove prese profondamente a cuore le sorti di questi lavoratori, anche in occasione di scioperi, da essere considerato dalle gerarchie ecclesiastiche socialmente pericoloso e quindi licenziato. Crebbe allora quella crisi interiore che lo portò a vivere una vita sempre più tormentata e difficile, intervallando momenti di serena euforia ad attacchi di panico e di terribile violenza, aggravati dall’abuso di alcool.
Fu in questo tormentato periodo (era il 1880 e Van Gogh aveva solo 27 anni) che iniziò a dipingere dedicandosi a rappresentare quasi esclusivamente poveri minatori e tessitori. Più tardi nel corso dell’anno, grazie al sostegno economico di suo fratello Theo, direttore di una galleria d’arte, intraprende studi formali di anatomia e prospettiva all’Accademia di Bruxelles.
Sempre molto intenso rimane il legame con il fratello, come testimoniato dalle oltre 600 lettere che Vincent gli inviò nel corso degli anni, ed è per raggiungere lui che nel 1886 Vincent si trasferisce a Parigi, dove Theo si era recato per lavoro. Durante il soggiorno parigino l’artista scopre la pittura impressionista e approfondisce l’interesse per l’arte e le stampe giapponesi. Conosce molti pittori tra cui Toulouse Lautrec e Paul Gauguin che apprezza particolarmente. Tenta anche di intraprendere una qualche formazione artistica alla Ecole des Beaux-Arts, ma respinge molti dei principi che gli vengono insegnati. Desiderando continuare con qualche tipo di educazione artistica formale, sottopone qualcuno dei suoi lavori all’Accademia di Anversa, dove viene posto in una classe per principianti. Vincent non si trova a suo agio all’Accademia e la abbandona quasi subito.
L’esperienza parigina dura due anni, fino al 1888 quando Vincent si trasferisce ad Arles, nel sud della Francia, per vivere con il pittore Gauguin. All’inizio, il cattivo tempo invernale gli impedisce di lavorare, ma una volta arrivata la primavera inizia a dipingere i paesaggi in fiore della Provenza. Si trasferisce infine nella “Casa Gialla”, una dimora presa in affitto sperando di stabilirvi una comunità di artisti. E’ il momento in cui riesce a dipingere alcune delle sue opere migliori ma anche il momento delle violente tensioni con Gauguin. Il loro rapporto infatti non fu facile (si racconta che un giorno Van Gogh inseguì Gauguin in strada con un rasoio minacciando di aggredirlo) e degenerò del tutto quando una sera, ubriaco, Vincent scagliò un bicchiere contro l’amico. Quel giorno Gaugain decise di lasciare Arles. La sua partenza procurò una nuova crisi a Van Gogh che, in preda alle allucinazioni, si tagliò il lobo di un orecchio. Iniziarono i suoi ricoveri in ospedale, sempre più in bilico tra depressione e brevi momenti di lucidità e felicità.
Intanto, mentre lo stato di salute mentale di Vincent continua a peggiorare, la sua opera inizia a ricevere i primi riconoscimenti presso la comunità artistica. I suoi dipinti Notte stellata sul Rodano e Iris vengono esposti al Salon des Indépendants in settembre, e in novembre viene invitato ad esibire sei dei suoi lavori da Octave Maus, segretario del gruppo di artisti Belgi “Les XX”. Scrive al fratello Theo:
Più divento dissipato, malato, vaso rotto, più io divento artista, creatore… con quanta minor fatica si sarebbe potuto vivere la vita, invece di fare dell’arte.
Dopo una serie di terribili alti e bassi, sia fisici che mentali, e dopo aver prodotto con incredibile talento ed energia una serie incredibile di capolavori, il 27 luglio del 1890 Vincent si spara un colpo di pistola in un campo nei pressi di Auverse, morendo dopo due giorni a soli 37 anni. Il funerale ha luogo il giorno dopo, e la sua bara viene ricoperta di dozzine dei tanto amati girasoli.
Testa di contadina (1884)
Nel 1883 Van Gogh si stabilì a Nuenen, un villaggio nel Brabante Settentrionale, nei Paesi Bassi, dove il padre era un pastore protestante. Lì potè osservare la vita dei contadini, e affermarsi come pittore della gente che lavora. Questa è una delle oltre 40 teste che dipinse quell’inverno: “Scura, grossolana e priva di ideali”. Lo studio fu eseguito prima che l’artista avesse ricevuto alcuna forma di educazione artistica.
Testa di Contadina, circa 1884, Vincent van Gogh
Girasoli (1888)
Questo è uno dei quattro dipinti dei girasoli eseguito nel periodo agosto – settembre 1888, con cui Van Gogh intendeva decorare la stanza di Gauguin nella cosiddetta casa gialla che aveva affittato ad Arles, nel sud della Francia. Lui e Gauguin lavorarono insieme in quella casa tra ottobre e dicembre 1888. Van Gogh scrisse al fratello Theo nell’agosto 1888:
Devo lavorarci duro, dipingo con l’entusiasmo di un marsigliese che mangia la bouillabaisse, che non vi sorprenderà quando saprete che sto lavorando alla pittura di alcuni girasoli. Se riesco a completare questa idea ci saranno una decina di pannelli. Quindi il tutto sarà una sinfonia in blu e giallo. Sto lavorando tutte le mattine dal sorgere del sole in poi, perchè i fiori appassiscono in fretta. Ora sono al quarto quadro di girasoli. Questo quarto è un mazzo di 14 fiori … dà un effetto singolare.
Girasoli, 1888, Vincent van Gogh.
Un campo di grano con cipressi (1889)
Dipinto del settembre 1889, quando Van Gogh era nel manicomio di St-Rémy, nei pressi di Arles, dove fu ricoverato da maggio 1889 a maggio 1890. Si tratta di una delle tre versioni quasi identiche della composizione. Un altro dipinto dei cipressi (New York, Metropolitan Museum of Art) era stato eseguito in precedenza nel mese di luglio 1889 ed era stato probabilmente dipinto direttamente di fronte al soggetto.
Un campo di grano con cipressi, 1889, Vincent van Gogh
Erba alta con farfalle (1890)
Ricoverato nel manicomio di Saint-Rémy, nei pressi di Arles, dal maggio 1889 al maggio 1890, Vincent van Gogh fu costretto a lavorare in un parco del manicomio che descrisse come “giardini abbandonati in cui l’erba cresce alta e incolta, mescolata con tutti i tipi di erbe infestanti’. Questa veduta dei giardini è stata dipinta alla fine della permanenza del pittore nel manicomio.
Erba lunga con farfalle, 1890, Vincent van Gogh
Due Granchi (1889)
Si ritiene che questa tela sia stata dipinta poco dopo la dimissione di Van Gogh dall’ospedale di Arles nel mese di gennaio 1889. Dopo aver vissuto un’esperienza certamente traumatica, van Gogh si sentiva pronto a ritornare al mestiere della pittura, come scrisse al fratello Theo il 7 gennaio:
Ho intenzione di mettermi al lavoro anche domani. Comincerò facendo una o due nature morte per abituarmi di nuovo a dipingere.
Nella tradizione olandese si ritrovano numerose nature morte con crostacei. Il tema non è dunque insolito, insolito è il sentimento con cui van Gogh vi si accosta. Su una superficie simile al mare, emergono due granchi che paiono ondeggiare, rischiando di finire fuori dal quadro: una scena di grande dinamismo compositivo che provoca una sorta di vertigine nello spettatore. Per questa opera venne probabilmente ispirato da una xilografia di Hokusai, “Granchi”, che era stata riprodotta nel numero di maggio 1888 di ’Le Japon Artistique’, inviato a Vincent da Theo nel settembre dello stesso anno. In un quadro al Van Gogh Museum di Amsterdam il granchio è dipinto sdraiato sul dorso. Qui si tratta probabilmente dello stesso granchio mostrato sia sul dorso che sulla pancia. L’artista ha utilizzato pennellate diverse per esprimere la trama, con movimenti paralleli che scolpiscono la forma della creatura su una superficie simile al mare.
Due Granchi, 1889, Vincent van Gogh
Vincent van Gogh, Granchio, 1888, Van Gogh Museum, Amsterdam
(http://barbarainwonderlart.com/2015/04/28/national-gallery-granchi-vincent-van-gogh/)
Fattorie vicino a Auvers, 1890
Questo quadro è stato realizzato nell’estate del 1890, quando il pittore olandese è vissuto presso Auvers-sur-Oise, un’altra tappa del suo viaggio all’interno della Francia. Dopo essere stato ricoverato presso l’ospedale psichiatrico di Saint-Rémy, Van Gogh decide infatti di ripartire per cercare nuova ispirazione per altri quadri e la trova proprio in questo piccolo paese di campagna, che si trova poco distante dalla grande capitale Parigi. Appena arrivato in questo piccolo paese il pittore olandese manda una lettera alla sorella Wil, dove la rincuora dicendole che il posto è bellissimo e che sicuramente con questa ambientazione riuscirà a creare qualcosa di sensazionale.
Fattorie vicino a Auvers, 1890, Vincent van Gogh
Van Gogh amava i “tetti di paglia coperti di muschio” che vedeva nei pressi della sua ultima dimora di Auvers. Ed ecco una fila di edifici agricoli cadenti domina questa immagine, eseguita un mese prima della morte dell’artista. Le loro figure si accordano ai campi e alle colline alle spalle. La pennellata sbrigativa e il cielo vuoto suggeriscono che il dipinto possa essere incompiuto.
Fattorie vicino a Auvers, 1890, Vincent van Gogh
Articoli correlati su Brundarte
Bibliografia e sitigrafia: